La regia trazzera Calascibetta-Gangi attraversa l’area della necropoli di Realmese, all’interno della quale si possono ancora notare un tratto dell’antica pavimentazione lastricata con basole di pietra di ”cutu” (arenaria compatta) ed un tratto scavata nella roccia viva.
La regia trazzera Calascibetta-Gangi, passa attraverso le campagne dell’area xibetana, per giungere al borgo di Cacchiamo, nelle vicinanze della cappella privata di S. Giuseppe, caratterizzata da affreschi del XVIII sec. ed annessa alla villa-masseria appartenuta al barone Bongiorno di Gangi. L’antica arteria proseguiva per l’attuale strada detta della “Menta” e costeggiando Bordonaro e l’antico castello di Re Giovanni a pochi chilometri da Cacchiamo prosegue per Gangi raggiungendo successivamente la città di Cefalù sul mar Tirreno. La necropoli di Realmese dell’IX e VI sec. a.C. è caratterizzata da 288 tombe a grotticella del tipo Pantalicano, ci troviamo in età protostorica (IX sec. a. C.), seguita da un riutilizzo in età arcaica (VI sec. a. C.).
La campagna di scavi di questo sito archeologico fu eseguita negli anni 1949-1950 sotto la guida di Luigi Bernabò Brea, i reperti costituiti da ceramiche, coltellini a fiamma, anelli digitali, orecchini e fibule, nonché di corrediminiaturizzati si trovano esposti, insieme ad una gigantografia in bianco e nero del sito durante i lavori di scavo, nel Museo Regionale Paolo Orsi di Siracusa.
Nell’anno 535 iniziava in Sicilia l’occupazione bizantina con il generale Belisario, le sue conquiste si spinsero anche nel centro dell’Isola, modificando così usi e costumi della popolazione locale. I conquistatori bizantini portarono nell’isola il loro patrimonio formale ed iconografico del cristianesimo primitivo. Durante la dominazione bizantina, la popolazione dell’attuale Calascibetta viveva in piccoli villaggi, nelle campagne distanti solo pochi chilometri dall’attuale centro abitato. In seguito alla conquista araba le popolazioni delle campagne si trasferirono gradualmente sulla parte più alta di Calascibetta dove troviamo il primo nucleo arabo caratterizzato da stradine strette e tortuose, come le Vie Balata e S. Agata, occupando le dimore rupestri dei primi abitatori trogloditi. La regia trazzera Calascibetta Alimena costituisce la naturale prosecuzione in direzione nord della regia trazzera Calascibetta Palagonia, mentre l’intero tracciato si chiamava Siracusa Thermai, l’antica arteria passando da Calascibetta conduceva appunto all’odierna Termini Imerese.Ancora una volta anche questo antichissimo tacciato rivela un passato storico ricco di testimonianze legate ai primi secoli della cristianità. A circa mezzo chilometro da questa importante arteria in contrada Canalotto ed a soli cinque minuti di macchina, dal centro abitato di Calascibetta troviamo un intero villaggio rupestre sviluppatosi in epoca bizantina. La comunità poteva contare su ambienti rupestri per gli usi civili e religiosi. Gli abitanti si erano organizzati per vivere con una certa autonomia, avevano trovato il modo di raccogliere le acque dilavanti sulle rocce tramite delle incisioni che alle volte diventano piccoli canaloni i quali convogliano le acque meteoriche in recipienti scavati nella roccia, che a loro volta venivano suddivise in piccole vasche di utilizzo pratico. Il villaggio comprende due chiese rupestri a due piani ed una trentina di grotte anche a diversi piani, utilizzate come abitazioni anche successivamente e recentemente sono state adibite a ricovero per animali. Sopra la porta di una di queste grotte si distingue chiaramente una croce incisa sulla roccia a testimonianza della loro fede cristiana. Sulle pareti si notano le piccole bacheche scavate nella roccia, che servivano per la deposizione delle urne e vasi cinerari, poiché il culto dei morti seguiva ancora il rituale dell’impero romano, i defunti venivano cremati e le ceneri raccolte in vasi. Il villaggio poteva contare anche sul supporto idrico del torrente che scorre alla base, che si riversa nel fiume Morello che scorre a circa sette chilometri di distanza. Nelle civiltà antiche le comunità si insediavano molto spesso in luoghi forniti di risorse idriche.
La regia trazzera Calascibetta-Gangi attraversa l’area della necropoli di Realmese, all’interno della quale si possono ancora notare un tratto dell’antica pavimentazione lastricata con basole di pietra di ”cutu” (arenaria compatta) ed un tratto scavata nella roccia viva.
La regia trazzera Calascibetta-Gangi, passa attraverso le campagne dell’area xibetana, per giungere al borgo di Cacchiamo, nelle vicinanze della cappella privata di S. Giuseppe, caratterizzata da affreschi del XVIII sec. ed annessa alla villa-masseria appartenuta al barone Bongiorno di Gangi. L’antica arteria proseguiva per l’attuale strada detta della “Menta” e costeggiando Bordonaro e l’antico castello di Re Giovanni a pochi chilometri da Cacchiamo prosegue per Gangi raggiungendo successivamente la città di Cefalù sul mar Tirreno. La necropoli di Realmese dell’IX e VI sec. a.C. è caratterizzata da 288 tombe a grotticella del tipo Pantalicano, ci troviamo in età protostorica (IX sec. a. C.), seguita da un riutilizzo in età arcaica (VI sec. a. C.).
La campagna di scavi di questo sito archeologico fu eseguita negli anni 1949-1950 sotto la guida di Luigi Bernabò Brea, i reperti costituiti da ceramiche, coltellini a fiamma, anelli digitali, orecchini e fibule, nonché di corrediminiaturizzati si trovano esposti, insieme ad una gigantografia in bianco e nero del sito durante i lavori di scavo, nel Museo Regionale Paolo Orsi di Siracusa.
Nell’anno 535 iniziava in Sicilia l’occupazione bizantina con il generale Belisario, le sue conquiste si spinsero anche nel centro dell’Isola, modificando così usi e costumi della popolazione locale. I conquistatori bizantini portarono nell’isola il loro patrimonio formale ed iconografico del cristianesimo primitivo. Durante la dominazione bizantina, la popolazione dell’attuale Calascibetta viveva in piccoli villaggi, nelle campagne distanti solo pochi chilometri dall’attuale centro abitato. In seguito alla conquista araba le popolazioni delle campagne si trasferirono gradualmente sulla parte più alta di Calascibetta dove troviamo il primo nucleo arabo caratterizzato da stradine strette e tortuose, come le Vie Balata e S. Agata, occupando le dimore rupestri dei primi abitatori trogloditi. La regia trazzera Calascibetta Alimena costituisce la naturale prosecuzione in direzione nord della regia trazzera Calascibetta Palagonia, mentre l’intero tracciato si chiamava Siracusa Thermai, l’antica arteria passando da Calascibetta conduceva appunto all’odierna Termini Imerese.Ancora una volta anche questo antichissimo tacciato rivela un passato storico ricco di testimonianze legate ai primi secoli della cristianità. A circa mezzo chilometro da questa importante arteria in contrada Canalotto ed a soli cinque minuti di macchina, dal centro abitato di Calascibetta troviamo un intero villaggio rupestre sviluppatosi in epoca bizantina. La comunità poteva contare su ambienti rupestri per gli usi civili e religiosi. Gli abitanti si erano organizzati per vivere con una certa autonomia, avevano trovato il modo di raccogliere le acque dilavanti sulle rocce tramite delle incisioni che alle volte diventano piccoli canaloni i quali convogliano le acque meteoriche in recipienti scavati nella roccia, che a loro volta venivano suddivise in piccole vasche di utilizzo pratico. Il villaggio comprende due chiese rupestri a due piani ed una trentina di grotte anche a diversi piani, utilizzate come abitazioni anche successivamente e recentemente sono state adibite a ricovero per animali. Sopra la porta di una di queste grotte si distingue chiaramente una croce incisa sulla roccia a testimonianza della loro fede cristiana. Sulle pareti si notano le piccole bacheche scavate nella roccia, che servivano per la deposizione delle urne e vasi cinerari, poiché il culto dei morti seguiva ancora il rituale dell’impero romano, i defunti venivano cremati e le ceneri raccolte in vasi. Il villaggio poteva contare anche sul supporto idrico del torrente che scorre alla base, che si riversa nel fiume Morello che scorre a circa sette chilometri di distanza. Nelle civiltà antiche le comunità si insediavano molto spesso in luoghi forniti di risorse idriche.